“Cari mamma e papà,
sono stanco di tutti questi pomeriggi in giro e di tutte queste cose che mi costringete a fare. Dite che è per il mio bene e per il mio futuro, ma io non capisco perché. Perché devo tornare da scuola, dopo che sono stato seduto e attento per tanto tempo e andare al corso di inglese? Perché devo suonare il pianoforte come piace a mamma e giocare a calcio come piace a papà? Non posso stare a casa a giocare con il nostro cagnolino Lillo e andare dalla nonna che mi prepara i biscotti al cioccolato che mi piacciono? Se proprio devo fare qualcosa vorrei provare il basket perché così posso vedere il mio amico Tommy oppure vorrei imparare l’arabo perché in classe ho tanti compagni che arrivano dall’Egitto e almeno potrei parlare un po’ con loro. Io non lo so quando arriverà il futuro, ma se devo suonare il piano e giocare a calcio so già che non mi piacerà. Preferivo quando la domenica al posto delle partite, che ho passato sempre in panchina perché sono scarso, mi portavate al mare o al parco giochi o quando andavamo a mangiare la pizza. Preferivo quando, eravate anche voi meno stanchi e avevate più tempo per me.”
Da Leo (nome di fantasia)
Prima dell’emergenza sanitaria, i bambini avevano numerose occasioni di incontro e di crescita: i genitori riempivano i pomeriggi dei propri figli con attività extrascolastiche di vario tipo: sport, corsi di musica, corsi di lingua, feste di compleanno…Non c’era spazio per la noia né per il gioco.
E adesso?
“Cara mamma e caro papà,
sono stufa di stare a casa. Voi avete sempre da lavorare davanti al computer e io non so cosa fare. Quanto dura il vostro lavoro? Tra quanto finite? Uffa! Voglio vedere Giulia e Chiara, giocare come prima, voglio andare a scuola dalla maestra Lucia. Stavamo facendo delle cose bellissime. Perché siamo tornati a casa? Perché dobbiamo stare lontani? A me piace abbracciarvi! Non voglio più stare in cameretta a giocare da sola. Sono stufa dei cartoni. Poi voi avete sempre la faccia triste o siete tanto arrabbiati. Io ho paura e non riesco a capire cosa sta succedendo…”
Da Bea (nome di fantasia)
I bambini hanno passato lunghi periodi chiusi in casa senza poter fare nessuna delle attività programmate, nessuno sport, nessuna festa. Hanno attraversato momenti in cui la socialità, il divertimento, il gioco, lo studio erano possibili solo con distanziamento e dispositivi di sicurezza.
Quali tra questi bambini hanno maggiori possibili di avere successo, benessere, soddisfazione e felicità in futuro?
Gli studi hanno evidenziato che per una crescita positiva i bambini hanno bisogno di procedere per tappe che siano adeguate alle loro capacità. Già nel 1976, lo psicologo Bruner coniò il termine scaffolding (“impalcatura”) come metafora dell’intervento della persona esperta (genitore, fratello maggiore o coetaneo con maggiori capacità) che aiuta il bambino, in quanto meno esperto, nella risoluzione di un problema/difficoltà che da solo non riuscirebbe a portare a termine
Anche la gestione del tempo e la scansione della giornata rientrano nelle competenze che i bambini imparano piano piano ad acquisire. Da una parte agende fitte di impegni non permettono ai bambini di sperimentare né la noia, momento essenziale per lo sviluppo di fantasia e creatività, né il gioco, strumento principale per sostituto della parola per la trasmissione di pensieri ed emozioni. Dall’altra parte, tempi lunghi accanto alle figure di riferimento non consentono ai bambini di sperimentare le relazioni coi coetanei affrontando confronti e conflitti, elementi centrali per lo sviluppo di competenze sociali.
Un giusto equilibrio tra la possibilità di sperimentare attività nuove e stimolanti e la possibilità di sopportare la noia è ciò che permette ai più piccoli di crescere nel rispetto dei propri tempi e delle proprie capacità. Dunque, tempo al tempo può rappresentare un motto per genitori, educatori, insegnanti che hanno il difficile compiti di aiutare i propri bambini ad imparare a crescere secondo i propri tempi e secondo le proprie competenze e capacità.
A questo proposito Vygotskij parlava di “zona di sviluppo prossimale” ovvero della distanza che c’è tra il livello effettivo di sviluppo del bambino (competenze acquisite) e il livello potenziale di sviluppo (competenze che si possono acquisire). L’impalcatura fornita dall’adulto ha proprio il compito di compensare il dislivello tra le abilità richieste e le capacità del bambino.
E voi genitori come progettate le agende dei vostri bambini?
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